Vocabolario del Legno
Vocaboli e terminologie usate nel mondo del legno
Termine | Definizione |
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treccia |
Striscia di piccola larghezza intessuta con paglia di frumento o trucioli di salice e pioppo e destinata alla fabbricazione di cappelli, borse, cinture e altri oggetti di arredamento o fantasia. La lavorazione in paglia di frumento era tipica dei dintorni di Firenze ma è ora pressocchè del tutto abbandonata; quella in trucioli di salice o pioppo continua nelle province di Firenze (Signa) e Modena (Carpi). Questa tipica lavorazione artigianale deve attualmente lottare contro la produzione giapponese.
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treggia |
Veicolo usato nelle località di montagna ove le strade malagevoli non consentono l'impiego di mezzi più razionali. E' costituito essenzialmente come una slitta, e cioè consta di due pattini di legno, opportunamente incurvati all'estremità anteriore, sui quali è fissato un cassone o un telaio di foggia varia su cui viene caricato il materiale da trasportare. Un timone, spesso rudimentale, serve per il traino umano o animale.
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tristrato |
Vedi "strato".
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trivella |
Utensile analogo al succhiello ma di maggiori dimensioni, destinato a praticare buchi nel legno. Analogo attrezzo, ma con diametro giungente sino a 70-80 cm e lunghezza sino a 1 m, viene usato per aprire buchi nel terreno: è azionato da motore apposito o da presa di forza di un trattore. In questi ultimi anni si è largamente diffuso per le piantagioni forestali e soprattutto per le coltivazioni industriali a pioppo.
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tronco |
Nelle piante legnose indica il fusto o una sua parte. Negli animali superiori indica l'insieme del collo, torace, addome e bacino.
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tronco da sega |
v. taglia.
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truciolato |
Sono realizzati con scarti di legno sminuzzati finemente, pressati e incollati in modo da formare pannelli di varie dimensioni e spessori. Nella maggior parte dei casi vengono rivestiti con formica o materiali plastici e si trovano nei piani di lavoro delle cucine moderne o nelle ante e montanti degli armadi da camera o delle librerie componibili dei salotti. Il truciolato non tollera l'umidità e quando si bagna la sua struttura si gonfia facendo sbollare anche il rivestimento sovrastante.
Il truciolato può venire anche impiallacciato in modo da offrire un aspetto simile a quello del legno massello mentre i bordi possono essere rivestiti con bordini termoadesivi. Una particolare lavorazione del truciolare, la laminatura, consente al truciolare stesso di assumere una particolare rigidità e resistenza grazie all'applicazione, sulle due facce, di fogli di resina melamminica di vario colore (bianco, sabbia, beige, ad imitazione del legno, ecc.). L'unica difficoltà che presenta il truciolare è la scarsa attitudine a trattenere le viti in quanto si sbriciola facilmente nelle zone immediatamente a contatto con la filettatura della vite. Per questo motivo bisogna usare particolari viti, dette appunto “per truciolare”, simili a quelle autofilettanti per il ferro. Il truciolare nobilitato, sinonimo di truciolare laminato, cioè dotato di laminatura con resina melamminica che lo rende particolarmente rigido ed adatto a costituire la base per mobiletti. Quando il truciolare è nobilitato su entrambe le facce si dice anche è binobilitato.
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truciolo |
Striscia di legno, avente lunghezza e larghezza varia, ma comunque di minimo spessore, che si ottiene dall'azione del ferro durante la lavorazione di un pezzo di legno con la pialla o con la fresa.
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tubi cribrosi |
v. cribri.
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tung oil |
v. olio di legno della Cina.
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turapori |
Sostanza usata per occludere i pori del legno, in modo che il successivo trattamento superficiale non venga troppo assorbito.
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turno |
Termine forestale per indicare il periodo di tempo che intercorre tra due utilizzazioni definitive (cioè di maturità) del soprassuolo di una data particella boschiva. Nel caso di fustaie coetanee con rinnovazione da seme nell'anno del taglio, turno ed età delle piante all'utilizzazione coincideranno; se viceversa la rinnovazione artificiale avviene con piantine di vivaio turno ed età delle piante a maturità differiranno soltanto per gli anni passati dalle piantine in vivaio. Se la rinnovazione è naturale, ma proviene da un trattamento a tagli successivi, il turno si commisurerà all'anno centrale del periodo di sementazione. Per i boschi disetanei la nozione di turno boschivo è invece meno evidente, giacchè non si tratta in essi di tagliare tutto il soprassuolo ad una data età ma bensì di utilizzare alberi saltuariamente distribuiti sull'intera superficie mano a mano che essi raggiungono le dimensioni di maturità: per essi è quindi più opportuno parlare di età media di maturità, e più che non alla scelta del turno conviene procedere alla scelta del diametro di recidibilità e della provvigione normale. Nel caso di cedui semplici il turno sarà esattamente eguale all'età dei polloni tagliati, mentre nei cedui composti vi sarà da distinguere il turno dei polloni (in anni) da quello delle matricine (multiplo din). La scelta del turno conveniente per un dato bosco deve essere fatta con uno studio attento dell'incremento del bosco, dei prodotti che se ne possono trarre e delle condizioni di mercato.Si distinguono i seguenti turni:turno di massima produzione legnosa o t. fisiocratico: è l'età alla quale l'incremento medio è massimo (ed è uguale all'incremento corrente); esso è tanto maggiore quanto più la stazione è sterile e la specie legnosa di lento accrescimento; turno finanziario: è l'età per la quale si verifica il massimo del reddito fondiario, e cioè del valore forestale del fondo nudo di un bosco già costituito da tempo, a redditi perpetui e costanti; turno economico: è l'età per la quale si verifica il massimo del valore capitale di un bosco assestato. Esso è sempre maggiore del t. finanziaro; turni speciali (detti anche tecnici, o diversamente) sono infine quelli coi quali si possono ottenere dal soprassuolo determinati assortimenti legnosi imposti dalle necessità del proprietario o da particolari richieste del mercato.
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tutore o sostegno agricolo |
In agricoltura albero (t. vivo o marito) o palo o comunque sostegno (t. morto) profondamente infisso nel suolo per sostenere piante rampicanti oppure per aiutare piante di giovane età (particolarmente fruttiferi o piante da viale) a crescere diritte ed a resistere alle sollecitazioni date dal vento, neve, ecc. Quali t. vivi si usano spesso l'acero e l'olmo, mentre per i t. morti servono i pali di castagno, robinia e quercia (oltre che di cemento).
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