Vocabolario del Legno

Vocaboli e terminologie usate nel mondo del legno

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Termine Definizione
pennato
Termine usato con varie accezioni a seconda delle località: talora è sinonimo di roncola, mentre altrove indica una r. con cresta tagliente sul dorso,o ancora addirittura un'accetta di forma particolare.
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pennola
Fusto sottile lungo sino a 16 m, con diametro a metà da 12 a 20 cm, usato per impalcature.
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pentosani
Polisaccaridi (C5 H10O5)n che sono dati dalla condensazione di più molecole di pentosi: essi costituiscono una parte dei carboidrati non cellulosici presenti nel legno. I più importanti in natura sono: l'arabano e lo xilano, rispettivamente polimeri dell'arabinosio e dello xilosio. Nella maggior parte dei casi i p. hanno unitamente alle emicellulose e alla lignina, funzione meccanica di sostegno e per tal motivo sono abbondanti negli steli, nelle foglie e nel legno. Talora hanno origine patologica, come nella gommosi dei fruttiferi, e sembra che si debbano loro attribuire anche funzioni di riserva.
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perdilegno bianco o zeuzera o tarlo degl
Ordine Lepidotteri Famiglia Cossidi. Farfalla ad ali bianche, con macchie blu scure, di 57 cm di apertura; addome con fasce trasversali dello stesso colore. La femmina, munita di un lungo ovopositore estroflettibile, depone le uova isolate sui tronchi e sui rami, preferendo le piante giovani ed isolate. Il ciclo biologico e le abitudini sono simili a quelli del p. rosso. Danneggia specialmente peri e meli più raramente oliviaceri, tigli, frassini, betulle, ecc. Si combatte come il p. rosso, e nel caso che siano colpiti i rami conviene reciderli e distruggerli.
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perdilegno rosso o rodilegno
Ordine Lepidotteri; Famiglia Cossidi. Grossa farfalla con apertura alare di 70-90 mm, di color grigio cinereo con alcune sfumature biancastre. La femmina notevolmente più grande del maschio, depone le uova a giugno-luglio in gruppi di 15-50 nelle screpolature della corteccia mediantelo sviluppato ovopositore estroflettibile. I bruchi, che maturi possono raggiungere 10 cm di lunghezza e sono di color rosso vinoso dorsalmente, penetrano sotto la scorza scavando una galleria nella zona del cambio. Nella successiva primavera la larva penetra nell'alburno tracciando gallerie a sezione ellittica in senso longitudinale ed obliquo. Nel terzo anno la larva ritorna verso la corteccia nella quale, prima di trasformarsi in crisalide, pratica un foro che richiude con rosura impastata preparando così l'uscita all'insetto adulto. Il p. attacca quasi tutte le piante da frutto e molte specie forestali e di danni d'ordine biologico e tecnologico, sono spesso gravissimi: in modo particolare nei frutteti e nelle piantagioni di pioppi. La presenza dell'insetto è resa evidente dal rosume e dagli escrementi che fuoriescono dal foro di entrata formando grumi umidiccie di color bruno scuro. Per prevenire l'attacco del p. si consiglia di spalmare il tronco con sostanze repellenti onde impedire la deposizione delle uova contro le larve nelle gallerie agire con filo di ferro piegato ad uncino, oppure iniettando nei fori sostanze tossiche come solfuro di carbonio, paradiclorobenzolo, creosoto, ecc. e chiudendo l'orificio con mastice, od infine coi fuscelli antitarlo.
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periodo vegetativo
Lasso di tempo durante il quale un vegetale esplica tutte le sue manifestazioni vitali ed alla fine del quale si ha un periodo più o meno lungo di riposo o di vita latente. Esso è strettamente legato all'andamento climatico della stazione e l'inizio della ripresa vegetativa coincide nei climi temperati, con la primavera quando acqua e temperatura permettono in massimo grado l'utilizzazione degli altri alimenti. Nel clima mediterraneo, al grande sviluppo della vegetazione in primavera segue una ripresa vegetativa più modesta nella stagione autunnale dopo la stasi dovuta alla siccità estiva. Nelle regioni tropicali umide nelle quali le condizioni di umidità e di temperatura sono piuttosto costanti, molte specie non interrompono praticamente il periodo vegetativo. Per effetto della stasi nella vegetazione i fusti delle piante legnose presentano i ben noti anelli di accrescimento che mancano o sono difficilmente visibili ln quelli che vegetano nelle zone caldo-umide.
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perlina
Tavoletta di modesto spessore (12/15 mm) piallata su di una faccia sulla quale è ricavato un cordone. Serve per rivestimenti p.es. nelle carrozze ferroviarie, ed è spesso in larice. Sovente ha sui bordi longitudinali un incastro a maschio e femmina per consentire una miglior riuscita del rivestimento in parete continua, detto perlinatura.
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perno
L'asse metallico intorno a cui ruota una cerniera.
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perticaia
Stadio della vita i un bosco d'alto fusto che decorre dall'inizio del dissecamento dei rami inferiori sino alla culminazione dell'incremento in altezza. Per indicare tale stadio viene anche, ma di rado, usato il termine di palina, che è invece più propriamente riservato ad indicare il ceduo di castagno.
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peschereccio
v. teleferica forestale.
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peso specifico
Rapporto tra il peso di un certo volume di una data sostanza e il peso di un egual volume di acqua. Nel caso di materiali sciolti o in piccole particelle (come i semi) o contenenti cavità (come il legno) per p. s. si intende il rapporto tra il peso di ciò che è contenuto in un recipiente di un dato volume (vuoto per pieno) e il peso di un egual contenuto di acqua: in tal caso sarebbe più proprio parlare di peso specifio apparente perchè il volume che si considera comprende tanto lo spazio che è realmente occupato dal materiale quanto quello occupato dai vuoti tra le particelle discontinue o, per il legno, nell'interno delle cavità cellulari.
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peso specifico del legno
Il p. s. della sostanza costituente le pareti cellulari del legno è pressoché costante per tutte le specie e vale allo stato secco circa 1,5. Per scopi pratici è però usato il p. s. apparente, e cioè il rapporto peso: volume; tale p. sp. a. è sempre inferiore al predetto valore di 1,5 e varia entro larghi limiti indipendenza della diversa porosità dei vari legni e dell'umidità percentuale (la quale condiziona sia il volume che il peso). Onde poter avere delle indicazioni omogenee e raffrontabili si è convenuto nella maggior parte dei Paesi Europei di assumere come condizione fissa di misura un contenuto di umidità del legno pari al 12% del peso secco del campione (umid. normale): tale umidità essendo ottenibile con una apposita condizionatura. Il legno più leggero è il balsa che ha un p. s. di appena 0,10; il più pesante è il Krugiodendron ferreum Urb. dell'America Centrale, che può arrivare a 1,35. Per evitare la condizionatura ad umidità normale, o l'indicazione dell'umidità a cui le determinazioni sono fatte, si usa (specialmente negli Stati Uniti) fornire non il peso specifico apparente come prima definito, ma il rapporto peso secco: volume fresco, chiamato densità basale. Tale rapporto indica il peso della sostanza legnosa secca che vi è nell'unità di volume fresco: esso è di grande utilità, specialmente per le industrie chimiche utilizzanti il legno, come l'industria della cellulosa. Di recente è stata fatta proposta di sostituire la dicitura di peso specifico (apparente) del legno con peso volumico.
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peso volumico del legno
v. peso specifico del legno.
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petecchia
Parte esterna, screpolata e morta, della corteccia di pino d'Aleppo utilizzata, grazie al suo elevato contenuto di tannini, per conferire alle reti da pesca particolare durata e colore bruno.
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pèttine (tavole a)
v. svente.
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pezzame
Termine del commercio del legname per indicare tavolame con lunghezza inferiore a 3,90 m (spesso addirittura al disotto dei 2 m), alla rinfusa, e cioè senza specifica nè di spessore, nè di larghezza (purchè superiore a 6 cm), nè di qualità.
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pholiota
Genere di Basidiomiceti Agaricacei comprendente funghi caratterizzati da ricettacolo munito di solo anello e da lamelle con polvere conidiale bruna a maturità. La specie più nota è la Pholiota mutabilis Schaeff., detta famigliola piccola o agarico cangiante, avente ricettacolo bruno-giallastro e lamelle brune: cresce in gruppi sui tronchi ed è edule. Varie altre specie di P. tra le quali la P. destruens (Bond.) sono frequenti sui tronchi di pioppo dei depositi:i corpi fruttiferi di color giallo miele o bruno giungono talvolta al diametro di 30 cm.
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pialla
Attrezzo a mano per la seconda lavorazione del legno, costituito da un prisma di legno duro, lungo da 20 a 40 cm entro il quale è allogata di sbieco una lama tagliente che viene regolata in modo da sporgere di uno spessore minimo, cioè pari al truciolo che si deve asportare. Vi sono poi dei tipidi p. a motore, così quella rotante o p. a disco, costituita da coltelli montati sopra un disco ad asse normale al pezzo di legno da spianare, p. a filo costituita da coltelli montati in guisa da far coincidere il taglio con le generatrici di un cilindro rotante velocemente sul suo asse parallelo alla superficie p. a spessore, costituita dall'accoppiamento di due p. a filo: una fissa ed una regolabile parallelamente alla prima in modo che le due azioni di piallatura lascino i due piani levigati alla voluta distanza.Le pialle a motore, normalmente dette piallatrici, richiedono motori di potenza variabile tra 2,5 e 6 HP a seconda soprattutto della larghezza utile di lavoro.
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piallaccio
Foglio di legno assai sottile che viene incollato sulle superfici di un altro pezzo detto base.
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piallaccio principale
Il piallaccio che copre la faccia principale e che quindi è destinato a rimanere in mostra.
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pialletto
Pialla di piccola dimensione utilizzata per lavori di rifinitura.
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piano
Nella realizzazione delle unioni tradizionali, viene detta piano la parte più larga dei pezzi da unire; si distingue perché è la prima che viene lavorata e serve da riferimento a tutte le altre parti.
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piano dei tagli boschivi
Programma o previsione dei tagli da eseguire in un dato bosco o complesso boschivo. Si tratta di piano circostanziato se facente parte di un piano economico, di piano sommario se, trattandosi di boschi di scarso reddito, non si sono compiuti tutti i rilievi richiesti da un vero piano economico, ma ci si è limitati ad una attenta verifica delle condizioni del soprassuolo onde poter fondatamente prevedere le utilizzazioni possibili e convenienti
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piano di assestamento o p. economico
Insieme dei rilevamenti, elaborazioni e prescrizioni (di taglio e di coltivazione) atte a far sì che un comprensorio forestale possa fornire una ripresa annua pressocchè costante, avviando in pari tempo il bosco verso la normalità.
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piantagioni industriali da legno
v. colture industriali da legno.
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piante d'ombra
v. ombrofite.
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piante ittiotossiche
Piante che in qualche loro parte contengono principi tali che con immersione nelle acque dolci servono a stordire o addirittura uccidere i pesci, favorendone così la cattura. Le p. i. appartengono a svariate famiglie: tra le più note sono varie Leguminose tropicali contenenti rotenone (Derris elliptica Roxb. = Millettia piscatoria Merrill. dell'India, Indonesia, Filippine, Cina merid., Derris trifoliata Lour. dell'India, Indonesia, Australia Sett., Madagascar ecc., varie Millettia africane, Lonchocarpus americani, ecc.). In Italia abbiamo alcune p. i. tra le quali la saponaria e la Daphne Gnidilum L., o pepe montano, la quale si mostra efficace anche nell'acqua marina delle insenature costiere.
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piante officinali
Piante che perle sostanze contenute possono servire ad utilizzazioni medicinali, aromatiche e da profumo.
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piantonaio
Parte del vivaio nella quale si trapiantano e si coltivano i semenzali delle piante forestali dopo estratti dal semenzaio.Il terreno che meglio si presta è quello sciolto sabbioso di alluvione, possibilmente irriguo preparato con una sarchiata abbondantemente concimata con stallatico.Il terreno si ara profondamentee vi si incorporano 30-40 q di letame e 60-80 kg di scorie Thomas per 1000 m2. I trapianti si dispongono a file diritte equidistanti usando apposite funicelle su cui sono segnate le distanze, o tavolette apposite o altri dispositivi. Il numero di piantine varia a seconda del tempo che esse rimarranno in p. Nel caso che esse vi rimangano 2-3 anni dopo l'innesto, le file siterranno a 70-80 cm e le piantine a circa 50 cm sulla fila. Nei vivai di pioppo, almeno in Italia, il piantonaio corrisponde alla parte ove sono trapiantate le barbatelle staccate provenienti dal barbatellaio di un anno: con due anni (assai meno bene uno) di vegetazione se ne otterranno le pioppelle da mettere a dimora. La distanza tra le barbatelle dovrà essere almeno di m 0,40 x 1,80.
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piantone
v. talea.
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